El postin
La storia dei postini nel nostro paese coincide con quella dell’Unità d’Italia. Una volta proclamato il Regno d’Italia, occorreva collegare la penisola per unificarla davvero. Un ruolo importante lo ebbero proprio i postini, anzi come si chiamavano allora, i portalettere. Le Poste Italiane nacquero nel 1862.
Per ambire a entrare a far parte delle Poste bisognava aver superato la maggiore età, essere cittadino del Regno d’Italia, saper leggere, scrivere e fare i conti. Al postino era vietato: entrare nei caffè e nei bar, fumare, chiacchierare per via, far leggere i giornali che doveva distribuire e dimenticarsi a casa la “bolgetta”.
Anche le donne potevano fare le postine, ma inizialmente era necessaria l’autorizzazione del marito per prendere servizio. Durante i conflitti mondiali, quando gli uomini erano al fronte, i postini furono sostituiti in massa proprio dalle donne.
Il compito del portalettere era quello di distribuire le corrispondenze a domicilio, e levare le lettere dalle cassette postali. Tutto molto semplice in apparenza, ma dovevano farlo a piedi, inerpicandosi nei luoghi più sperduti, per un raggio d’azione di chilometri, portandosi appresso quella che veniva chiamata “bolgetta”, una cassetta di cuoio pesantissima e carica di posta.
Fu una vera rivoluzione per i poveri postini quando, finalmente, nel 1900 furono adottate le biciclette.
Il portalettere, con il bello o il cattivo tempo, pedalava con la sua divisa portando gioie, speranze, dolori, recando a destinazione la cartolina per l’arruolamento nell’esercito o la risposta per un concorso superato, una lettera d’amore o le notizie del parente emigrato in America, o la morte di un soldato al fronte.